Lunedì 23 ottobre  si è svolto alla Tenda il convegno ” Salute mentale ed integrazione sociosanitaria”, con lo scopo di descrivere le varie iniziative di Modena e non solo, tese ad intervenire sugli aspetti clinici e su i determinanti socio-economici e ambientali della salute, prestando in modo particolare forte interesse alla riduzione delle diseguaglianze. Si è fatto soprattutto riferimento alle iniziative realizzate nel dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche di Modena, in collaborazione con i Servizi Sociali degli enti locali. Sono intervenute varie personalità, presentate di volta in volta dal dott. Fabrizio Starace, il quale ha specificato sin dall’inizio come, in linea generale, l’intervento medico debba guardare anche il contesto in cui la persona con disagio è inserita, estendendo l’attenzione al suo mondo relazionale-sociale. E’ stata quindi la volta dell’assessore Giuliana Urbelli, la quale ha parlato dei contributi dalle associazioni e dal Terzo Settore ( lavoro -socialità – abitare). In particolare ha raccontato di come siano state nel tempo  rafforzate le forme di abitare supportato e di quanto siano da lodare iniziative come quelle degli ESP (esperti in supporto tra pari) , del Social Point (progetto voluto dal Dipartimento della Salute Mentale, allargato a tutta la provincia di Modena, per favorire l’inclusione sociale, con progetti di auto organizzazione) e de La Fonte (gestita dall’Associazione Insieme a Noi).
Si è pian piano realizzata una vasta rete di progetti concreti, anche grazie al supporto di alcuni importanti finanziamenti. Cinzia Zanoli, della direzione generale dell’ Ausl, intervenuta successivamente, ha entusiasticamente confermato quanto detto dall’assessore, precisando quanto Modena sia avanti nelle politiche di integrazione socio-sanitaria, senza nulla da invidiare alla Regione.
La dott.ssa Donatella Marrama ha evidenziato la necessità di lavorare insieme in maniera integrata, per portare avanti progetti personalizzati. Ha mostrato un toccante video relativo alla chiusura di un manicomio di Trieste nel 1973, con i pazienti in marcia assieme a Marco Cavallo, il cavallo azzurro di cartapesta che è diventato importante simbolo di integrazione e libertà.
E’ stato sottolineato il valore fondamentale del processo di recovery, che deve portare ad un recupero di controllo della propria vita. Indispensabile, poi, per combattere lo stigma (a volte perpetuato anche dagli stessi medici) è la socializzazione degli utenti. A questo proposito sono state citate le esperienze di  SocialPoint, ma anche Idee in circolo ( associazione di volontari nata nel 2011, che,tra le altre cose, organizza e propone vari corsi aperti anche a tutta la cittadinanza), Insieme noi ( nata nel 1994), l’associazione Rosa Bianca, con realizzazione di cineforum e attenzione per le arti figurative e la produzione di video divulgativi. Nonchè, lasciatecelo dire, la nostra Radio Liberamente.

Il dott.Fausto Giancaterina si è soffermato sull’importanza per il welfare di imparare il linguaggio dei diritti di cittadinanza, effettuando quindi un confronto con i diritti principali sanciti dalla Costituzione. Primo e fondamentale diritto è naturalmente quello alla salute. Ma con quale logica dobbiamo realizzare l’integrazione? Giancaterina porta l’esempio ancora una volta del Social Point, che partito da un’analisi dei bisogni,ha fatto della  co-progettazione e del coinvolgimento attivo degli utenti la propria cifra distintiva . Tra l’altro ha specificato come il riconoscimento e la concretizzazione dei diritti debba poi portare anche alla consapevolezza di precisi doveri. Tutto alla luce di una prospettiva inclusiva.
Il dott.Gianfranco Aluffi ha parlato principalmente dello IESA ( inserimento etero famigliare supportato per adulti). L’innovativo servizio, che quest’anno compie 20 anni, è stato esteso a tutte le ASL piemontesi, riscuotendo grande successo. Entrando più nello specifico, ha accennato a quelle che vengono considerate di massima alcune caratteristiche molto positive della famiglia ospitante, come l’atteggiamento di apertura, il sostegno, la presenza di bambini, di tempo libero da dedicare, nonchè ( perchè no) di animali domestici. IESA è stato anche realizzato per migranti a Trento, e si è diffuso nel mondo, come ad esempio nel Regno Unito. Da non sottovalutare il fatto che sovente all’attivazione dell’iniziativa si accompagni, nel tempo, una diminuzione dei ricoveri e dell’utilizzo di alcuni psicofarmaci.

Patrizia Guerra, dirigente settore politiche Sociali, Sanitarie e per l’integrazione ha iniziato il suo intervento facendo una riflessione su quanto i problemi di salute, tra cui ovviamente e specificatamente quelli mentali, siano un problema non solo per i soggetti direttamente interessati, ma anche per l’intera comunità. E, nel contempo, è utile ricordare come chi dà aiuto (vedi famiglia IESA) impara sempre qualcosa. E’ fondamentale aiutare il governo regionale e locale anche dal punto di vista normativo, creare integrazione coi soggetti dei servizi, intensificando la partecipazione e attuando una costante verificabilità degli interventi.
Tra le modalità, da sottolineare la progettazione personalizzata, che richiede prossimità, interventi di integrazione al reddito, di accesso alla casa, inserimenti in strutture sanitarie ecc. La dott.ssa ha inoltre parlato della nuova legge 14 per gli inserimenti lavorativi, nonché di vari progetti sociali e servizi domiciliari, evidenziando l’utilità di interventi specifici anche da parte di associazioni non necessariamente di questo ambito.
Cecilia Giuliani, psicologa dell’ Ausl di Modena, infine, ha parlato del progetto IESA a Modena, nato nel 2010 da una convenzione fra il Dipartimento di Salute Mentale di Modena , l’assessorato alle politiche sociali e l’associazione di volontariato Rosa Bianca. L’esperienza di questi 7 anni ha visto, come spiegato dalla Dott.ssa  Giuliani, un notevole miglioramento delle condizioni di salute degli utenti che hanno partecipato al progetto IESA.
Una serie di interventi veramente interessanti e costruttivi, che hanno fatto un po’ il punto della situazione, senza dimenticare di cogliere questa importante opportunità per proporre nuove idee e progetti, con un atteggiamento di realistico ottimismo e fiducia. Senza montarci la testa, possiamo dire che, dai vari contributi dei dottori che hanno partecipato alla mattinata, Modena ha brillato per iniziative e lavori destinati all’inclusione e all’integrazione di persone con disagio, pur nella consapevolezza che ci sia ancora molto da fare.