Eccoci giunti alla terza giornata di Màt ! Radio LiberaMente è alla Facoltà di Medicina di Unimore per il convegno Quale psichiatria per una Comunità che cambia. Innanzi ad un pubblico numeroso, caratterizzato anche dalla presenza di giovani studenti e specializzandi in psichiatria, sono intervenuti psichiatri, operatori della Salute Mentale e rappresentanti delle Associazioni.
Dopo un breve discorso introduttivo del Rettore dell’Università, e la sottolineatura del dott. Fabrizio Starace su quanto la Settimana della Salute Mentale sia contraddistinta da diverse componenti (tra cui, naturalmente, professionisti e utenti), Gian Maria Galeazzi (direttore Scuola di Specializzazione in Psichiatria Unimore) si è collegato via skype con Nikolas Rose, professore di Sociologia al King’s College di Londra.
Quest’ultimo ha sottolineato quanto la Salute Mentale sia influenzata dall’ambiente sociale, economico e fisico, e, in considerazione di ciò, l’importanza dell’applicazione di una prospettiva di ecologia sociale. Ha rimarcato più volte come un punto di vista strettamente organicistica, in questo senso, sia limitante, poichè, secondo la sua opinione, i problemi psichici iniziano fuori dal cervello, le ricerche applicate solo su di esso non sono sufficienti.
Per tutta la durata del suo intervento, Rose ha messo in discussione la validità degli psicofarmaci, evidenziando il fatto che ci sarebbero pochi risultati, visivamente osservabili, nei pazienti con disturbi mentali.
È tempo, ha sostenuto Rose, di un ripensamento radicale, che tenga conto della pienezza della natura umana e della complessità dell’ambiente sociale. È fondamentale inquadrare la sofferenza nella sua localizzazione nello spazio e nel tempo, lungo il corso della vita. Ha parlato, a questo proposito, dei “mondi soggettivi” in cui vivono le persone, facendo anche riferimento alle cosiddette “mappe cognitive e affettive”, tanto simili ai concetti di mappe mentali di Kevin Linch e Milgram. Starace ha precisato, al termine del lungo discorso di Rose, come oggi molti psichiatri “riduzionisti” si stanno fortunatamente aprendo a queste nuove prospettive.
È stata poi la volta di Giulia Rioli, medico specializzanda in Psichiatria, per analizzare temi come la necessità di operatori nei Centri di Salute Mentale, le motivazioni e la decisione di diventare psichiatra, nonchè lo stigma verso gli operatori del settore e la loro eventuale sindrome burnout.
Il suo racconto si è sviluppato attraverso la presentazione di alcuni dati statistici, possiamo dire abbastanza sorprendenti. Solo una persona su tre, ad esempio, riceverebbe cure appropriate, in Italia mancheranno nel 2025 addirittura mille psichiatri e la depressione risulterebbe essere la prima causa di disabilità.
Rioli si è soffermata anche sul percorso per diventare psichiatra (11 anni di studi) e sullo stigma che spesso è indirizzato anche verso gli stessi medici psichiatri, soggetti a stereotipi, pregiudizi e discriminazione. Per quanto riguarda il burnout, invece, gli psichiatri ne soffrirebbero poco (con una maggiore predisposizione per le donne), ma, rispetto ad altri professionisti, sarebbero più propensi a chiedere aiuto medico.
Dopo una breve pausa, alcuni rappresentanti di insieme a noi e Idee in circolo hanno preso la parola, presentandosi ed evidenziando principalmente quanto giovamento abbiano ottenuto (soprattutto dal punto di vista delle relazioni sociali) grazie al coinvolgimento in associazione.
Nell’ultima parte il Dott. Galeazzi ha moderato un interessante dialogo con altri protagonisti dell’incontro (psichiatri e operatori del settore) come Niccolò Colombini, Silvia Ferrari, Tiziana Flandi, Giorgia Pifferi e Luca Pingani. Si sono toccati, seppur brevemente, temi importanti e particolarmente stimolanti, come, ad esempio, il rischio di aumentare lo stigma verso il paziente quando viene identificato con la patologia (Colombini) e l’importanza di un lavoro integrato e multidisciplinare finalizzato a strutturare un percorso di cura ottimale (Pifferi). Non sono mancate critiche ad alcune asserzioni di Rose sulla discutibile validità degli psicofarmaci (Mattei) e vivaci interventi anche da parte del pubblico, con riferimenti, ad esempio, all’importanza dell’open dialogue come strumento di cura.
Insomma, se non l’aveste ancora capito con la vivacissima marcia di sabato scorso, Màt è iniziato, e il convegno di questa mattina ci ha regalato ancora spunti di riflessione, destinati ad accrescere la nostra consapevolezza su alcune delle tante tematiche che verranno affrontate questa settimana.
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