L’ XI Edizione della Settimana della Salute Mentale di Modena si svolge in un periodo di rinnovato interesse per la Salute Mentale di Comunità, da tutti considerata componente essenziale della ripresa dalla crisi pandemica. Garantire in modo uniforme sul territorio nazionale il diritto alla cura e all’inclusione sociale delle persone con problemi di salute mentale, confrontarsi con modelli organizzativi rispondenti ai nuovi ed impegnativi bisogni che la pandemia ha svelato, utilizzare con saggezza le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, migliorare la qualità dei servizi e degli interventi, sono obiettivi che richiedono un impegno straordinario ed intersettoriale. Questa direzione è stata recentemente ripresa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel nuovo Piano d’Azione per la Salute Mentale 2020-2030 e ribadita dal G20, il Forum Internazionale dei Paesi che rappresentano le maggiori economie del mondo.
La pandemia ha colpito la nostra vita e la nostra salute, sia fisica che mentale, ma allo stesso tempo ha fornito l’occasione per ripensare le modalità di sostegno e cura delle persone con disagio psicologico o malattia mentale, cambiando la nostra prospettiva verso una reale integrazione di governo del sistema, ancora frammentato tra ospedale e comunità, tra assistenza sociale e sanitaria, tra settore pubblico e privato, tra conoscenze accademiche e competenze pratiche. È tempo di invertire la rotta – dicono le Agenzie Internazionali e i più influenti Paesi del Mondo – propugnando azioni concrete, traducendo in pratica quei principi su cui da tempo si è raggiunto un accordo generale. In altri termini, occorre far sì che principi e raccomandazioni non restino sulla carta né vengano consegnati alla retorica della comunicazione. Troppe intollerabili disuguaglianze caratterizzano ancora oggi l’assistenza per la salute mentale. Consideriamo ad esempio i principi stabiliti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ratificata in Italia con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009, e gli abusi che continuano a essere perpetrati in termini di esclusione sociale e limitazioni di libertà nelle persone con malattie mentali.
È ormai evidente che per rendere operative le indicazioni di principio non è più sufficiente affidarsi alle Convenzioni Internazionali e ai dispositivi normativi: il vero banco di prova su cui concentrare energie e risorse è costituito dall’applicazione locale di quelle indicazioni. Per promuovere un approccio globale alla salute mentale sarà dunque decisiva la capacità di istituire adeguate strutture di governance che abbraccino i diversi settori interessati (salute, sociale, istruzione, ricerca, casa, lavoro) coinvolgendo tutte le parti in una collaborazione efficace. Per realizzare lo “spostamento dell’assistenza dalle grandi istituzioni psichiatriche ai servizi di salute mentale di comunità” sarà fondamentale andare verso la graduale chiusura e riconversione delle grandi istituzioni psichiatriche (anche quelle che hanno riprodotto sul territorio le logiche asilari che pensavamo superate) e lo sviluppo di servizi di salute mentale basati sulla prossimità e la domiciliarità delle cure. Per favorire un approccio alla salute mentale in tutto il corso della vita sarà essenziale superare le barriere disciplinari e amministrative che vedono i servizi per l’infanzia e l’adolescenza separati e non comunicanti con quelli per gli adulti. I giovani dovrebbero anzi essere attivamente coinvolti nella programmazione degli spazi e degli interventi per la salute mentale, calibrando sui loro reali bisogni – e non sulle esigenze delle corporazioni professionali – lo sviluppo dei servizi.
Per contrastare lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle persone con problemi di salute mentale, è necessario infine implementare interventi costruiti sul principio del contatto interpersonale, che prevede la creazione di opportunità di relazione diretta o virtuale con persone che vivono o hanno attraversato l’esperienza del disagio psichico. Questo ha dimostrato di essere il metodo più efficace per ridurre lo stigma, l’esclusione, la discriminazione. Quest’anno a Màt saranno oltre 100 le occasioni di incontro, scambio, dibattito sui temi della Salute Mentale, estesi a tutta la comunità della provincia di Modena. Per la prima volta, inoltre, Màt accoglierà la presenza di tutti i Dipartimenti di Salute Mentale della Regione. Crediamo in questo modo di dare corpo e rilanciare quei principi di coprogettazione e partecipazione, di solidarietà e condivisione, messi a dura prova dalla pandemia.
Fabrizio Starace
Direttore DSMDP, AUSL Modena