di Radio LiberaMente
Martedì 23 Ottobre, presso La Tenda a Modena, si è svolto l’incontro “Gioco, Scommessa, Malattia. Il gioco d’azzardo tra cultura e bisogno di cura“, a cura di Villa Rosa, in collaborazione con UNIMORE e SDP di Modena.
Il convegno ha visto la partecipazione di diverse personalità che hanno fatto il punto sul fenomeno gioco d’azzardo, sulla dipendenza ad esso patologica, esplicandone caratteristiche, rischi, strategie comunicative e, elemento particolarmente curioso, alcuni meccanismi percettivi che “imbrogliano” la nostra razionalità, facendoci credere cose non vere o poco probabili.
Il dott. Fabrizio Starace ha sottolineato come il tema non vada affrontato discutendone in maniera emotiva, e di come sia necessario riflettere sulle polarizzazioni del metodo per fronteggiarlo, evitando i due estremi della proibizione totale e della liberalizzazione assoluta: la giusta via, come capita in fondo molto spesso, sta nel mezzo. Ha messo inoltre l’accento su alcuni numeri importanti per la comprensione del fenomeno, riguardanti non solo la quantità di persone che in generale sperimentano il gioco d’azzardo, ma specialmente il fatto che anche la popolazione scolastica minorenne sembra subirne spesso il fascino.
Starace ha concluso il suo intervento affermando la necessità di un’adeguata informazione (al fine, naturalmente, di evitare la dipendenza patologica al gioco) ed auspicando un’opportuna formazione per i professionisti.
Il dott. Luca Pedretti ha invece svolto il suo intervento raccontando la storia biografica di Ulisse (il nome è di fantasia), una vita particolarmente difficile e complessa, che è stata anche caratterizzata dalla “malattia” del gioco.
É stata poi la volta del dott. Matteo Iori, delegato del CNCA nell’ Osservatorio sui rischi del gioco d’azzardo del Ministero della Sanità, nonchè presidente del Centro Sociale Papa Giovanni XXIII.
Iori ha delineato un breve excursus sulla storia del gioco d’azzardo, che ha indubbiamente origini molto antiche, e che in Italia è arrivato nel sedicesimo secolo con il gioco del Lotto. Successivamente nel nostro Paese la sua storia è stata molto lunga e complessa, si sono alternati periodi di liberalizzazione ad altri di divieto, successivamente ai quali il Codice Penale nel 1930 ha affermato la sua illegalità, salvo alcune deroghe particolari concesse dai Governi. Dalla metà degli anni Novanta queste deroghe sono state sempre maggiormente frequenti, mentre dal governo Monti (iniziato nel 2011) non si sono introdotti nuovi giochi.
Iori ha continuato la sua relazione presentando statistiche e dati. Inoltre ha introdotto il problema delle “percezioni erronee” attraverso anche il racconto di alcuni esempi concreti. In genere attraverso questi giochi si vince spesso, dice, ma noi ci concentriamo eccessivamente sulle vincite (magari anche minime) senza considerare tutti i soldi che abbiamo speso precedentemente. Oppure, altro scherzo della mente, un numero molto vicino a quello vincente ci dà un forte rinforzo positivo a giocare ancora, sottovalutando di fatto il dominio della casualità. Esiste inoltre, come già indicato da Starace, il problema dei minorenni, considerando il fatto che il tre per cento degli studenti risulta avere un rapporto problematico con il gioco.
É possibile fare prevenzione? Secondo Iori assolutamente si! Si possono realizzare diverse campagne finalizzate alla prevenzione, ad esempio attraverso iniziative che cerchino di premiare i bar senza slot machine, organizzando forme creative per attrarre e parlare anche a chi difficilmente verrebbe ad un incontro pubblico di questo genere (attraverso spettacoli teatrali, per esempio), rivolgendosi opportunamente agli studenti più piccoli, utilizzando strumenti per tutelare le famiglie dei giocatori patologici e i loro patrimoni, e, più in generale, sfruttare mezzi di prevenzione che accrescano la consapevolezza.
É intervenuto anche il dott. Claudio Ferretti, il quale, a proposito di provvedimenti preventivi, ha raccontato come la Regione Emilia-Romagna abbia costituito un Piano Regionale di contrasto al gioco d’azzardo attraverso varie iniziative ( con interventi nelle scuole, per esempio). Ha parlato, tra le altre cose, dei sintomi che caratterizzano il giocatore patologico, di ordine psichico (ossessione del gioco, senso di onnipotenza…), fisico e sociale, di come esso sia in fondo potenzialmente mortale e di quanto sia diffuso. Ha presentato anche diversi dati statistici relativi alla città di Modena tra Gennaio 2008 e Giugno 2011, tra i quali emerge, tra l’altro, che il giocatore patologico impiega davvero molto tempo prima di rivolgersi ai servizi.
Originale e particolarmente brillante è stata anche la partecipazione del dott. Alan Mattiassi, che, nell’intento di dare una spiegazione più che mai diretta di alcune nostre percezioni erronee, ha fatto partecipare anche il pubblico di uditori, ponendo loro quesiti e invitandoli a scegliere tra diverse alternative per alzata di mano o con intervento a voce.
Ha sottolineato il potere sostanzialmente assoluto del caso che domina i giochi d’azzardo, proprio in quanto fondati sull’inconoscibilità dell’esito e sull’incontrollabilità da parte del giocatore. Ha parlato in modo approfondito dei Bias cognitivi, definite come deviazioni sistematiche dal pensiero razionale che vengono intraprese nel giudizio e che portano ad una percezione distorta della realtà.
Importante anche il concetti di euristiche, vere e proprie “scorciatoie mentali” che possono condurre ai suddetti bias. Tra esse, si è parlato dell’euristica della rappresentatività (utilizzata per classificare) o quella della Disponibilità (usata per giudicare le frequenze). A quest’ultima è collegata, per esempio, l’impressione positiva avvertita dalla persona innanzi al bar/tabaccheria dove è stata segnalata una vincita importante. Il giocatore patologico è suscettibile al meccanismo del near miss (biglietto che cambia di una cifra e che viene percepito “quasi vincente”), alla cosiddetta overconfidence, cioè alla sovrastima della propria capacità, che però sappiamo, in questi casi, praticamente non contare nulla, nonchè ad una forte “illusione di controllo” e alla convinzione, avvertita dagli scommettitori, che la fortuna sia sostanzialmente una condizione personale. Importante la riflessione condotta da Mattiassi sul fatto che nella mente dei giocatori i livelli della dopamina siano maggiori non nel momento della vincita (come si potrebbe supporre) ma in quelli in cui si attende la vittoria, instaurando così, ci verrebbe da aggiungere, una sorta di circolo vizioso complesso e deleterio.
Abbiamo cercato con questo articolo di raccontarvi gli elementi che ci sono sembrati più interessanti (e a volte sorprendenti) dell’incontro di martedì. Radio LiberaMente ha realizzato anche una video intervista a Matteo Iori (l’abbiamo “prelevato” durante una pausa del convegno). Vi invitiamo caldamente a guardarla!